Acqua, fontane e porte segrete: il percorso che ridà a Roma la sua grande bellezza | Open House Roma

Acqua, fontane e porte segrete: il percorso che ridà a Roma la sua grande bellezza

Un percorso unico lega la città dal Gianicolo al lungofiume con i muraglioni di Kentridge. Lo abbiamo attraversato con Valeria Sassanelli di Tevereterno, recuperando un disegno di architettura cancellata nei secoli.

di Paola Ricciardi

foto di Giorgio Pasqualini

 

Tutte le storie hanno un inizio e questa comincia col dio degli inizi: Ianus, il dio autoctono - né etrusco, né greco - che i Romani pensavano fosse al principio di tutte le cose e a cui era infatti dedicato il primo mese dell'anno, Ianuarius. Dio senza padre, padre di Tiberino - signore del Tevere - proprio lungo la riva destra del fiume aveva stabilito la sua dimora, sul colle che da lui prende il nome di Gianicolo. Quando Saturno, figlio di Giove, era scappato dalla Grecia e aveva trovato rifugio nel Lazio, Giano lo aveva accolto e aveva lasciato che occupasse la sponda opposta del Tevere. Saturno era il dio dell'agricoltura, e dunque della stanzialità e della civiltà: sulla riva sinistra era nata quindi la città di Roma.

 

Tremila anni dopo, Saturno si è preso tutto: Roma è diventata una metropoli e la città si è espansa in ogni direzione. Sul Lungotevere le automobili corrono lungo i muraglioni quando non sono imbottigliate nel traffico, indifferenti al fiume che scorre diversi metri più sotto e che è invisibile dal piano della carreggiata; sul Gianicolo i turisti si fanno i selfie con lo sfondo dei panorami immortalati da La Grande Bellezza. Ma in questa piccola area a destra del fiume stretta tra due confini naturali, il Gianicolo e il Tevere, e due confini artificiali, le Mura Aureliane e quelle Vaticane, tra porta Settimiana e porta S. Spirito, è ancora possibile trovare i segni della presenza di Giano.

Ninfeo nel giardino di Villa Farnesina. In fondo, le Mura Aureliane che racchiudono la parte intra moenia di Trastevere e segnavano il confine oltre il quale si trovavano ville suburbane e conventi, oggi completamente inglobate nella città.

Valeria Sassanelli, architetto dell'associazione Tevereterno, ci accompagna in un percorso di ricerca che parte dal Fontanone dell'Acqua Paola sul Gianicolo e discende giù verso l'Orto Botanico, per poi attraversare i giardini di Palazzo Corsini e Villa Farnesina, fino a sbucare sulla banchina del Lungotevere, dalla quale è possibile ammirare Trionfi e Lamenti, il murales di William Kentridge che proprio grazie a Tevereterno è stato realizzato qui nel 2016.

È un percorso dell'acqua” - ci dice, prima di tutto, mentre iniziamo a passeggiare - “Quest'area è sempre stata naturalmente ricca di sorgenti e, dal 400 all'anno 1000, è stata anche l'unica fonte di approvvigionamento di acqua per questo settore della città, dopo che con le invasioni barbariche quasi tutti gli acquedotti di Roma erano andati in disuso. Fu papa Paolo V Borghese a ripristinare l'acquedotto di Traiano, per di più arricchendolo con la costruzione del Fontanone dell'Acqua Paola, il suo punto terminale e scenografico: da qui, per gravità l'acqua precipita dal Gianicolo a valle e viene distribuita ai giardini delle ville suburbane e dei conventi, che in quest'area extra moenia erano sorti nel corso del tempo e che, prima della costruzione dei muraglioni alla fine dell'800, affacciavano direttamente sul Tevere”.

Fontanone dell'Acqua Paola,G. Fontana, F. Ponzio, I. Buzio, 1610-1614.

L'acqua principio di tutte le cose, l'acqua generatrice di vita, è il primo segno dimenticato che lega questo luogo al dio Giano in quel processo di significazione simbolica che è l'elaborazione del mito. Questa linea d'acqua, a metà '700, diventa architettura grazie al sistema di fontane, scalinate e ninfei che il fiorentino Ferdinando Fuga progetta nel giardino che congiunge il Gianicolo a Palazzo Riaro, su via della Lungara: il committente è il suo concittadino Neri Maria Corsini, nipote di quel papa Clemente XII che aveva incaricato Fuga anche dei lavori per il Palazzo del Quirinale. 

Fontana degli Undici Zampilli nel giardino di Palazzo Corsini (oggi Orto Botanico), F. Fuga, 1736-55

Fuga, da grande architetto barocco e poi illuminista, progetta un percorso che si muove per differenti scenari e su diverse scale: il suo sistema monumentale di ridiscesa dell'acqua è uno strumento per misurare lo spazio e imporre un controllo minimo alla natura selvaggia del colle; la quinta traforata con cui chiude la corte di Palazzo Corsini che affaccia verso il Gianicolo crea una progressione, anche questa misurata, tra il giardino, la corte e il palazzo, addomestica la natura e la conduce dolcemente all'architettura; l'asse di questo percorso è allineato con il Palazzo del Quirinale, e dalla cima del Gianicolo è possibile stabilire una connessione tra i due progetti che è visiva, concreta, prima ancora che simbolica.

E' l'evoluzione dell'urbatetturala capacità di pensare l'architettura e la città insieme – che Bruno Zevi aveva individuato nell'opera di Biagio Rossetti, autore - tra le altre cose - di Palazzo dei Diamanti a Ferrara, e che per il grande critico faceva dell'architetto estense il primo progettista moderno della storia. Secoli dopo, Fuga porta questa concezione a un livello di complessità ancora superiore, innestando sui suoi progetti una visione territoriale dell'architettura.

 

L'articolata composizione di Fuga era quindi pensata per essere percorsa in continuità, ma con l'epoca moderna la proprietà è stata frammentata in tanti pezzi e l'unità del sistema oggi non è più leggibile dal cittadino comune o dal turista che capiti in questa parte di Roma: la cima del Gianicolo è andata al Comune, la parte alta del giardino di Palazzo Corsini è diventata l'Orto Botanico dell'Università La Sapienza, e la parte bassa con il Palazzo è oggi di proprietà statale, sede dell'omonima Galleria e dell'Accademia dei Lincei. Tra le diverse proprietà corrono confini di muri e cancelli che sembrano essere stati tracciati per rispondere alla sola legge dell'utilitas, ridotta a mero calcolo utilitaristico, senza nessun rispetto della venustas, e forse neanche del buonsenso. 

La "grotta del Cornelius" tagliata fuori dal giardino di Palazzo Corsini durante la ridefinizione dei confini di proprietà. Ninfeo di Cornelio Cornuto, F. Fuga, 1736-55

La grotta del Cornelius, elemento terminale della prospettiva di Fuga verso il Gianicolo, è rimasta inspiegabilmente separata dal resto del sistema di scale e fontane, e se ne sta dietro un cancello lungo la strada comunale del Parco di Villa Corsini, derubata della statua che la adornava, come una bocca spalancata per la sorpresa di essere stata lasciata fuori. Tutta l'area di via della Lungara, in generale, ha risentito della furia modernizzatrice seguita alla trasformazione di Roma in capitale d'Italia; nemmeno quel capolavoro che è Villa Farnesina, proprio di fronte a Palazzo Corsini, è stato risparmiato, vedendosi mutilato del suo giardino che affacciava direttamente sul Tevere: così, a pochi metri di distanza dalla Sala di Galatea, l'ingegneria sabauda dei muraglioni ha messo in sicurezza dalle piene quest'area, tagliando per sempre la possibilità di un rapporto diretto tra Roma e il suo fiume.

Finalmente, con l'approvazione del nuovo Piano regolatore nel 2008 il Tevere viene definito “Ambito strategico” e viene redatto un progetto, a cura di Mario Manieri Elia e Carlo Gasparrini, che mira a ridisegnare, per quanto possibile, una continuità tra i diversi frammenti; tra le altre cose, un sistema di terrazze sul Tevere costruisce spazi pubblici in grado di ristabilire la connessione, almeno visiva, tra il fiume e la città, mentre una risalita meccanica congiunge il Lungotevere al Gianicolo, recuperando la percorribilità trasversale dell'area: nuovi usi tornano ad essere possibili grazie all'intervento contemporaneo sulla città storica, che al pari di ogni altra parte di città ha bisogno di progetto, perché le sue molte memorie dimenticate possano diventare leggibili e riaffiorare alla coscienza.

 

Purtroppo, però, anche questo progetto è rimasto sulla carta: approvato dalla Sovrintendenza e dal Comune, è stato poi definanziato e alla fine non se ne è fatto più niente. Ma un dio sapiente, un dio dispettoso, che ama prendersi gioco dell'ottusità degli uomini, ha disseminato di porte (in latino, ianua) i muri costruiti per separare quello che invece doveva stare unito: nel corso della nostra passeggiata Valeria ci apre, una ad una, le porte di cui si è fatta consegnare le chiavi dalle diverse proprietà, e mentre parliamo ci conduce dal Gianicolo all'Orto Botanico, dall'Orto Botanico a Palazzo Corsini, fino all'ultima porta, quella che dal giardino di Villa Farnesina immette direttamente sul Lungotevere, e da lì al fregio di Kentridge.

Trionfi e Lamenti, W. Kentridge, 2016

Questo sarà forse l'ultimo anno in cui si potranno ammirare ancora i Trionfi e i Lamenti di Roma: la patina nera che era stata lavata via seguendo il disegno dell'artista sudafricano sta pian piano ricoprendo di nuovo tutti gli spazi vuoti. Si tratta di una sostanza organica, un materiale vivo che sta facendo ciò che in genere fa la vita: rigenerarsi.

 

E così ciò che era stato creato scompare e ciò a cui era stata messa fine reinizia. Non a caso il dio bifronte di questi luoghi aveva due facce: una per guardare a quello che è stato, e una per guardare a quello che sarà. Nella concezione circolare del tempo che avevano i classici, l'inizio e la fine non sono altro che la stessa cosa.

Durante Open House Roma 2019 sarà possibile partecipare al tour "Itinerari dell'Acqua: passeggiata dal Gianicolo a Piazza Tevere" e all'evento "Rassegna: Racconti di Trionfi e Lamenti" con gli scrittori Marco Lodoli e Edoardo Albinati, a cura di Associazione Tevereterno Onlus. Sarà inoltre possibile visitare Palazzo Corsini e la Biblioteca dell'Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana. Tutte le informazioni a breve on line sul nostro programma

Quest'articolo è stato realizzato per Open House Roma 2019 / Utilitas in collaborazione con CieloTerraDesign e fa parte di Rooms, progetto editoriale curato da Open City Roma.

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